Il cielo capovolto

Qualche tempo fa ho ritrovato un racconto scritto nei primi anni di università. Dentro righe confuse, c’era un gruppo di ragazzi con le loro dinamiche, e c’erano le loro dinamiche capovolte. A un certo punto, c’erano prati blu e cieli verdi, c’era la brutta che era bella, c’erano sguardi di ammirazione e desiderio per dentature arroccate come merli di mura di cinta crollate, c’era un cielo capovolto. Credo volessi dire qualcosa sulla relatività della bellezza, sull’assurdità delle nostre convinzioni, sulla possibilità che tutto possa essere diverso da come sembra, sull’esistenza di realtà parallele a questa, dentro a questa.

Mi sono svegliato dal sonno di ragazzo, ho alzato gli occhi dal quaderno e mi sono guardato intorno. Ho visto le facce, ho ascoltato le voci di oggi, quelle che dicono non sono razzista però, e insultano gli immigrati e i cinesi; quelli che dicono io sono di sinistra, eh, e votano PD, dicono la buona scuola, la ripresa, la filosofia del fare; quelli che dicono la pace, e s’infiammano per i marò; quelli che dicono la democrazia, che si eccitano per il referendum, e poi però che il popolo non capisce e le masse vanno guidate e non si può lasciare la scelta alla casalinga di Voghera; quelli che il discorso di Pericle agli Ateniesi lo citano solo gli ignoranti, che non sanno che ad Atene la democrazia era la dittatura della maggioranza, maggioranza all’interno di una minoranza, dove le donne non erano ammesse, dove vigeva la schiavitù, ma secondo cui poi la democrazia rappresentativa è una forma di governo perfetta, anche se rappresenta solo loro, e tutti gli altri sono populisti o grillini. Quelli che dicono io ho studiato greco, però traducono anarchia con caos.

Mi sono coperto gli occhi e le orecchie, ho provato a vedere col cuore se il cielo sopra di loro è verde o blu, per capire se sono qui o altrove. Così ho capito che qui è altrove, e che non c’è bisogno di capovolgere cieli per confondere libertà e schiavitù, che non servono universi paralleli per vivere esistenze fasulle, non c’è neanche più bisogno della colla per tenere insieme vite di cartapesta, che basta la realtà digitale, per vivere con soddisfazione questa vita disperata.

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14 risposte a Il cielo capovolto

  1. labloggastorie ha detto:

    E comunque in mezzo a questa finta luce dello schermo del mio cellulare è bello poterti leggere.
    E salutarti! 😀

  2. Roberto Emanuelli ha detto:

    Sei una delle rarissime cose ho voglia di leggere qui. Ti chiamo in settimana. Giurin giurello.

  3. newwhitebear ha detto:

    Dopo molto torni con un post che è un pensiero tutto da condividere, che si fa sembrare essere mosche bianche in mezzo a quelle nere.

  4. szandri ha detto:

    Purtroppo mi riconosco in questo post.

  5. swann matassa ha detto:

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