Caro Dio

Caro Dio,

ho deciso di scriverti perché io e te non abbiamo parlato spesso, c’è sempre stato qualche difetto di comunicazione tra noi. Io non capisco i tuoi messaggi, il tuo modo di esprimerti; tu, dal canto tuo, non hai proprio voluto valutare l’opzione di abbassarti un po’ al mio livello e parlare il mio linguaggio. Adesso vorrei che mi spiegassi.

Vorrei capire perché lasci che spuntino mostri nel corpo a persone e animali, come spunta la muffa, neanche avessimo dimenticato i nostri amici nel frigo ben oltre la data di scadenza.

Vorrei capire perché dall’India mi si racconta del concetto di karma, ma a te non lo vedo applicare mai. Dai tuoi portavoce mi sento sempre dire che tutto sarà sistemato a tempo debito, che metterai in ordine tutto alla fine. Ma cos’è, sei pigro? Aspetti che il lavoro si accumuli per sbrigarlo tutto insieme? Dico: cosa ti costa fare una cosa per volta, ciascuna a suo tempo?

Vorrei capire che razza di atteggiamento è questo di creare le cose, stabilire delle regole e poi disinteressarsene. Bella la favoletta del “libero arbitrio”, a casa mia si chiama “strafottenza”. Se è davvero libero arbitrio, allora devo proprio chiederti di abolire il tuo famigerato Giudizio Universale: essere liberi di farsi condannare alla dannazione eterna non è una vera libertà. Se posso decidere di fare del male, devo potere farlo per sempre, liberamente. Cioè, immagina uno stato. Stabilisce delle leggi. Poi dice: però, se vuoi, sei libero di non seguirle, ma solo a tempo determinato. Puoi fare il cattivone come ti pare per cinquanta o settant’anni, solo sappi che poi noi ci vendichiamo in eterno. E fanculo chi ha subito le tue angherie. Quello si fotte. (Però cazzo, se all’ultimo istante ti penti e capisci che le leggi vanno seguite, è tutto ok, sei perdonato, e amici come prima).

Vorrei capire se quello che subisce il male da colui a cui hai lasciato il libero arbitrio, poi, è vittima, o è colpevole. No, sai, perché quaggiù, in genere, il male genera male, e le vittime diventano carnefici. Certo tu non vorrai che chi fa del male perché gli è stato fatto del male venga trattato alla stessa stregua del primo! Magari poi quello si pente sul letto di morte e l’altro no, e finisce che la vittima, divenuta carnefice, si guadagna un bel soggiorno all’inferno, mentre l’altro sorseggia un aperitivo in purgatorio. Vabbé.

Vorrei capire perché dobbiamo morire. Cioè, questo proprio devi spiegarmelo. Che cazzo d’invenzione è, la vita, se poi deve venire la morte? Cos’è, la tela di Penelope? A te proprio piacciono le cose a scadenza, mi sa che le bombe a orologeria le hai inventate proprio tu in prima persona! Potevi farti gli affari tuoi. Sei proprio un ipocrita. Poi ci prometti la vita eterna. Che bisogno c’è, allora, di farci soffrire quaggiù, in questo modo crudele? A volte penso proprio che ti sentissi solo, e avessi bisogno di un animale da compagnia. Però, invece di tenerlo al caldo e all’ingrasso, hai deciso di metterlo a giocare un gioco di ruolo, e di guardartelo dall’alto. Di’ un po’, non è che siete in tre o quattro, lassù, e ve la state spassando? Non è che tu, Allah e qualche dio indù vi siete spartiti il pianeta e state giocando a Risiko?

Io devo ammettere che sono sempre partito prevenuto nei tuoi confronti. Diffido per istinto di chiunque e qualunque cosa possa tutto e sia dappertutto. Le cose così sono solito chiamarle “contaminazioni”, ed è difficile debellarle. In effetti, ti ho a lungo considerato un’infezione, il parto malsano di una mente in delirio febbrile.

Ma ora non più. Ora mi fai tenerezza. Fingi ancora di esistere, mentre il tuo bel libero arbitrio ha allontanato sempre di più la tua creatura prediletta da te. Oggi è il nichilismo. Dio è morto, caro dio.

Forse possiamo fare pace, adesso. Ora che siamo uguali, io e te, che non siamo nessuno, possiamo provare a parlare.

Resto in attesa di un tuo gentile riscontro.

Swann

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48 risposte a Caro Dio

  1. Pingback: gli incomprensibili. | Cor-pus

  2. redpoz ha detto:

    L’hanno già citato? No? Lo faccio io:

  3. ludmillarte ha detto:

    è difficile, per me, commentare questo post perché, caro Swann, ne hai messe tante a mezzo che non si sa da dove iniziare! non basterebbero pagine e pagine. mi allineo alle tue domande ed immagino che molti di noi se ne siano poste almeno alcune senza trovar risposta o decidendo di darsene una. spero nel suo gentile riscontro così magari potrai svelarci qualche news 😉

  4. chiaralorenzetti ha detto:

    A mio parere, se credi, queste domande non te le poni, perché hai la fede. E la fede è potente,caro Swan, perché chi ce l’ha vede con occhi diversi e accetta tutto quello che la vita gli dona, perché dono di Dio.
    Se non credi, non ha senso neppure farsele queste domande.
    Quindi viene a me una domanda: ma tu, credi o non credi?
    ciao
    Chiara

    • swann matassa ha detto:

      cioè, chiara, per te non ha senso mai farsele, queste domande? se credi, non te le fai, se non credi, non te le fai. la fede, sì, è una cosa veramente potente, annulla anche le domande di chi non crede…
      purtroppo ho il difetto di non accettare mai le cose per quello che sono. sarà per questo che la fede non fa per me.

      • chiaralorenzetti ha detto:

        Certo che ha senso farle le domande; io non sono fervida cristiana, vivo in un limbo e quindi per questo le domande me le faccio. Ma se riesco a pensare come qualcuno che crede davvero, capisco l’immensità di Dio e accetto il suo volere.
        Io penso che in tutto ciò che accade, ci sia la grande mano dell’uomo, non quella di DIo. Vedi, Swan, sono mamma di due adolescenti. Li ho dati alla luce io, sono frutto della mescolanza dei miei geni e quelli di mio marito. Do loro una casa e regole. Do loro sostentamento e un tetto. Ma. Ma la loro vita è loro, loro decidono, loro eseguono. E io, pur punendoli quando necessario, li perdono sempre. Sempre, qualsiasi cosa facciano.
        Penso che si debba intendere così il rapporto con Dio.
        Inoltre io penso che l’entità Dio non ha nulla o poco a che vedere con le dottrine della Chiesa, che sono mere regole dell’uomo fatte per uomini senza cultura.
        Accettare le cose per quello che sono? Arriverà, credo. Arriverà quando avrai capito che alcune cose non dipendono da te, e tu non hai alcuna influenza su di esse. Arrabbiarsi in tali casi è inutile e dannoso.
        Ciao

        • swann matassa ha detto:

          sarebbe sano un rapporto con dio che rispecchi quello genitori-figli. ma sai, il fatto è che tutto quello che esiste dovrebbe essere figlio di dio, mentre il tuo amore come genitore a volte si esplicita anche nel difendere i tuoi figli dal male esterno. questo è il dilemma del bene e del male: come può esistere il male se dio ha creato tutto, e dio è amore? questa è una delle più stringenti dimostrazioni, secondo me, del fatto che dio non esiste, oppure non è amore.
          io ho capito da tempo che ci sono molte cose che non dipendono da me, e che accettarle sarebbe la soluzione giusta per vivere meglio. ma ci sono persone che, semplicemente, non ci riescono.
          ma so bene che le tue sono parole sagge. perciò, grazie.

          • chiaralorenzetti ha detto:

            Sagge proprio no. Sono solo frutto di vita vissuta.
            Io non so se Dio è amore, mi accontento di amare qua, in terra, poi si vedrà.
            Ciao e grazie per il dialogo.
            Chiara 🙂

          • Dan ha detto:

            Guarda Swann, senza voler criticare la tua visione, ci vedo un errore di prospettiva. É un po’ come se dicessi: “viste le imperfezioni del mondo, Dio non può esistere”; perché se esistesse il mondo dovrebbe essere giusto e l’amore dovrebbe imperare sovrano.
            Non pensi che forse una parte di responsabilità nell’imperfezione del mondo ce l’abbiamo noi?
            Inoltre nel tuo ragionamento immagini uno scenario “Dio+ mondo perfetto” che non esiste da nessuna parte; usi una costruzione immaginaria nel tentativo di dare un supporto logico a qualcosa che per definizione sfugge alla logica.
            Poi vabbé, al di là della questione logica, credere significa fondamentalmente credere in dei valori; se credi nei valori cristiani (e nella nostra cultura i nostri valori di amore, di libertà e di fratellanza ce li ha inculcati il cristianesimo e non li conosciamo se non nella forma in cui ci sono stati mutuati dal cristianesimo) sei cristiano e hai fede.
            É ovvio che la nostra parte razionale continuerà sempre a dubitare di ciò che le sfugge, ma la fede nella sua essenza é compatibile anche col dubbio.
            L’idea che la fede debba comportare una sorta di mortificazione della ragione e una negazione del dubbio é stata e continua ad essere propugnata dalla chiesa per mantenere, come sempre nella storia, una forma di controllo sulle coscienze. Ma questa é un’altra storia…

          • swann matassa ha detto:

            premesso che non c’è niente di male se critichi la mia visione, devo sottolineare il fatto che io ho scritto che l’assenza di amore nel mondo per me è dimostrazione che dio non esiste OPPURE che non è amore. in effetti, un’entità ordinatrice che abbia creato tutto potrebbe benissimo esistere (benché io non lo creda affatto), piuttosto io mi ribello all’idea “consolatoria” che sia infinitamente e assolutamente buona. questo non ha senso, ed è evidentemente una costruzione umana per auto-offrirsi speranza, o per darsi un appiglio per affrontare le difficoltà della vita.
            che noi abbiamo responsabilità nell’imperfezione del mondo, poi, è esattamente quello che penso. solo che non penso sia dovuto al fatto che qualcuno ci ha dato un (finto) libero arbitrio, pur avendoci creati fondamentalmente buoni, bensì al fatto, quasi opposto, che siamo una specie in squilibrio con l’ecosistema.
            naturalmente nel post ho volutamente semplificato e banalizzato un po’ tutto, si trattava solo di libere riflessioni e sensazioni; del resto se avessi voluto affrontare seriamente un tema del genere, probabilmente avrei fatto due palle così al povero lettore, come temo spesso accada 😉
            per quanto riguarda il dubbio, mi devo dire in disaccordo: fede e dubbio sono antitetici. ovviamente chi ha fede può dubitare, ma in quel caso il dubbio è proprio definibile come una crisi di fede. la fede “ideale” non dubita (sennò non è fede).
            io sono nato in un paese e in un’epoca cristiani, non ho difficoltà ad ammettere che la mia morale sia largamente cristiana, anche se non sono credente. del resto, proprio perché dio non esiste, non è altro che un’etica -come avrebbe potuto esserlo una laica- creata dall’uomo e per l’uomo, nel tempo. perciò non credo sia vero che se credi nei valori cristiani sei cristiano e hai fede. l’etica cristiana è un insieme di norme morali che ha una giustificazione solo formale nell’esistenza del dio cristiano.
            il discorso sulla chiesa come istituzione, come dici, è un discorso a parte ed è altrettanto lungo. magari ne parliamo un’altra volta 😀

  5. ecoarcobaleno ha detto:

    Complimenti per l’ironia, non so ma specie la prima parte mi hai ricordato il grande Troisi

  6. szandri ha detto:

    Cavolo, la giornata era già iniziata in un mood eccesivamente riflessivo.. adesso dopo averti letto sono decisamente fritta! 🙂

  7. newwhitebear ha detto:

    Ha risposto? Dubito. Ma non sei l’unico col difetto di comunicazione.
    Certo hai parlato di morte. Mi domando perché ci ha fatto nascere, sapendo che nella normalità la nostra vita non sarà mai un letto di rose ma una selva di spine.
    Pazienza. Aspetto che tu pubblichi la sua risposta.

  8. bleachedgirl ha detto:

    Come ho scritto una volta da qualche parte, sono praticamente convinta che la fede sia un dono e che risponda ad un principio di tipo tutto o nulla. O ce l’hai o non ce l’hai. Per Calvino esiste una sorta di predestinazione alla salvezza, che chiaramente include alcuni ed esclude altri. E io la mancata predestinazione l’ho sempre avvertita, dal momento che manco da bambina -quando queste domande non me le facevo- e manco sforzandomi, sono riuscita a credere in qualcosa. Deve essere una specie di talento.

    Penso ai bambini autistici che non mettono insieme i singoli frammentati dati sensoriali e non accedono alla coerenza del vissuto esperienziale. Hanno tra le mani un trenino ma non sanno che considerare un dettaglio per volta, un vagone alla volta, e forse neppure hanno una rappresentazione percettiva di quell’oggetto nella sua completezza.
    Ecco, rispetto alle persone di fede che sanno unificare le molteplicità del reale (con tutte le incongruenze che ne derivano) nell’idea di dio, il mio mi pare proprio un autismo religioso.
    Non che non abbia un’esigenza di “unificazione” anche io, eh. Ma mi chiedo, come si trasforma un’esigenza in una realtà? Se non posso trasformare la fame in cibo, perché dovrei poter trasformare l’esigenza di credere in fede?
    Per quello, dico, deve essere una specie di talento.

    E comunque questo post è bellissimo.

    • swann matassa ha detto:

      sono perfettamente d’accordo sulla prima parte: la fede è un dono, c’è poco che si possa fare se non ti è toccata in sorte. nel mio caso, inseguirla non ha fatto che peggiorare la situazione: ci sono diventato allergico.
      l’idea-immagine dell’autismo religioso ha qualcosa di geniale, non riesco ad immaginare una definizione più efficace. io poi col tempo ho smesso di provare a trasformare la fame in cibo, e ho cominciato ad assecondare il mio metabolismo, ho trovato una dieta se non ideale, almeno efficace. la mia “spiritualità”, se la si può definire tale, è una specie di animismo, in cui ho finito per assecondare le mie ossessioni di bambino, che non sapevo abbandonare, secondo cui tutto era vivo, tutto aveva quello che rozzamente chiamiamo “anima” e per la qual cosa vorrei poter coniare una nuova parola. ho imparato a considerare solo oggetti gli oggetti, ma continuo a pensare che il mio cammino, in questo mondo, è fatto soprattutto di attenzione nei confronti di quello che calpesto…
      (grazie bleach, commento bellissimo!)

  9. Dan ha detto:

    Swann ti rispondo qui perché sotto il tuo post non posso ripondere (o almeno cosi’ mi sembra; vabbé lo sai che con l’informatica sono un disastro… 🙂 ).
    Non rispondo a tutto il tuo post perché senno’ ci perdiamo.
    Rispondo solo al “fede e dubbio sono antitetici”.
    Non penso che siano antitetici, stanno semplicemente su due piani diversi e possono convivere senza conflitti. La ragione ce l’abbiamo, é una parte di noi e funziona secondo procedimenti logici, quindi ovviamente dubita di tutto cio’ che sfugge alla sua logica; ma ripeto, fa parte di noi, ne abbiamo bisogno e non possiamo né rinnegarla né reprimerla.
    La fede sta su un piano diverso; può continuare a credere e ad accettare pacificamente che quello in cui crede possa generare i dubbi che sono inerenti alla nostra natura di esseri pensanti.
    La “fede senza dubbi” é molto pericolosa: porta all’integralismo… o alla schizofrenia, creando un conflitto costante tra il dubbio (cui non possiamo sfuggire, che ci piaccia o no) e la necessità di reprimerlo senza porsi domande.
    Ma la fede dovrebbe condurci all’unità e alla pace, e una “fede schizofrenica”, che genera divisioni e conflitti, é una contraddizione in termini…

    • swann matassa ha detto:

      penso di avere capito la tua posizione, ma abbiamo due concetti di fede distinti. forse il mio è malinteso, ma per me la fede per sua stessa definizione non ammette il dubbio, perché è un convincimento interiore e corre parallelo alla ragione, con la quale pertanto non s’incontra mai (tu stesso mi hai commentato dicendo “cerchi un supporto logico per qualcosa che per definizione sfugge alla logica”).
      sul fatto che il male dell’uomo siano le religioni, con il loro carico di fanatismo, e non la fede in sé, siamo d’accordo, ma ancora devo incontrare una fede senza religione. la speranza sì, la spiritualità sì, ma la fede no. però ripeto, magari devo rivedere il mio concetto di fede.

    • swann matassa ha detto:

      “a dio piace guardare, è un guardone giocherellone… fissa le regole in contraddizione: una stronzata universale!”
      cavolo, hai ragione, erre! la prossima lettera la scrivo a Lucifero. Con lui almeno condividiamo un linguaggio comune…

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